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Sabrina Fusi

Cosa ho imparato (3)

Cosa ho imparato nei nostri laboratori di sostegno al metodo di studio . La prima parte, quella banale, é la mia spiegazione: i greci usavano nomi diversi per definire il tempo, non solo (χρόνος) Chronos che indicava la natura quantitativa del tempo, quella che ci serve per prendere il treno in orario, ma anche (καιρός) Kairos per evidenziarne la natura qualitativa, quella che fa diventare eterni gli ultimi minuti prima della campanella (specie se la prof dice che interrogherà qualcun altro). La seconda parte, quella non banale, mi é stata insegnata con una domanda: «Anche adesso?» (deve aver visto il mio sguardo stupito, perché ha aggiunto, compassionevole verso la mia lentezza) «Anche adesso, usano nomi diversi?» In un istante mi ha portato a riflettere sul significato che attribuiamo oggi allo scorrere del tempo. Ne apprezziamo ancora le sfumature? Siamo consapevoli del suo valore o ci limitiamo a incarcerarlo nel planning di un’agenda? Se fossi stata in classe avrei avuto mille opportunità di approfondimento e riflessioni. Se vi capitano domande non banali non fatevele sfuggire. Non importa se, come me, non sapete rispondere

P.S. amici greci fatemi sapere se usate più termini anche oggi, riferirò la risposta.


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