Un anno fa (mi sembra un’altra vita), ero nella sala d’attesa di un centro medico.
Il signore accanto a me era al telefono e, scocciatissimo, dava indicazioni alla moglie che lo doveva raggiungere.
«Sono nella sala verde.
VERDE.
No, non hai capito: V E R D E!
V di Verona, E di Empoli, R di Roma...»
Non che gli fosse venuto in mente di dire: verde come l’erba, le foglie o (magari!) il ghiacciolo alla menta.
Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un periodo difficilissimo, ne portiamo e ne porteremo i segni.
Mi sono spesso interrogata se avesse senso continuare a scrivere storie e filastrocche. Ecco, io credo che ognuno di noi sia responsabile di fare il meglio di ciò che sa fare, non importa sia essere un “albero o un cespuglio”.
E a maggior ragione nei momenti di criticità.
Quindi, oltre ad attivarmi in altri modi, continuo a credere nell’importanza del pensiero creativo e della narrazione, del mondo e di sé.
Come mi hanno sempre detto i bambini “tutti noi abbiamo la creatività” e ogni volta che li incontro me lo dimostrano e mi emozionano.
É un patrimonio, una risorsa, un fattore di protezione che già possiedono e che non possiamo permetterci di veder scomparire.
A maggior ragione adesso.
«Sono nella sala verde. Verde, come i tuoi occhi.»
«Ti aspetto nella sala azzurra. Azzurra come il tuo maglione preferito.»
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